Bill Beckley

1946, Hamburg, Pennsylvania, USA

Biografia

Nasce ad Hamburg (Pennsylvania, u. S. A.) nel 1946. Dopo gli studi universitari in arte e semiologia, nel 1970 si trasferisce a New York, città nella quale tiene – nello stesso anno – la sua prima mostra al 112 di Greene Street e dove espone con continuità fino ad oggi. Artista molto apprezzato in ogni parte del pianeta, tra le sue personali si segnalano: Amsterdam e Milano (1972); Londra e Dusseldorf (1973); Parigi, Antwerp (B) e ancora Milano e Amsterdam (1975); tra il 1976 e il 1979 è a Roma, Napoli, Bologna, Monaco, Amburgo, ancora Londra e Parigi; così come negli anni ’80 e ’90, oltre a Chicago, Ginevra, Los Angeles, Bruxelles, Porto; negli anni 2000 segnaliamo Berlino (2001), Seul (2003), Houston (2004), Corea (2007-2008). Recenti sono le personali presso lo Studio Trisorio, Roma (2009) e presso la P420 Arte Contemporanea, Bologna (2011). Per la Galleria G7 ha esposto una prima personale nel 1978, seguita da Nuovi Poemi (1983) e 18x18 (1989). Sue opere sono nelle collezioni permanenti del MOMA, del Guggenheim e del Whitney Museum di New York, del Museum of Fine Arts di Boston e della Tate Modern di Londra. 

Vive, lavora e insegna semiologia a New York. 


Largamente riconosciuto come pioniere della Narrative Art (combinazione di immagini fotografiche e testi scritti), Beckley – oltre a essere anche performer – è stato uno dei primi artisti ad usare la fotografia a colori come mezzo d’espressione artistica: dalla foto in cui si autoritrasse come George Washington (1976) fino alle famose foto degli steli di fiori, vere opere astratte nel senso stretto del termine (da ab-trahere: distaccare da), l’artista percorre un sentiero dove l’astrazione viene spinta sempre più in là, aiutata anche dal grande formato, dai colori saturi e dai titoli, fino a suggerire – come l’artista stesso afferma – “similitudini con gli ideogrammi orientali”. Il risultato, sempre frutto di una tecnica precisa, è un lavoro altamente concettuale, caratterizzato dall’eleganza e dalla grande capacità nell’effetto stilistico dove la composizione è aperta in una forte spazialità ma senza profondità, poiché il fondale è sempre neutro. I significati si moltiplicano, anzi, ce ne sono così tanti da innescare infinite interpretazioni delle opere, da scovare dietro al filtro magico e divertito del suo obiettivo. 


Highlight 

La carriera di artista è stata costantemente affiancata a quella di docente; negli anni ’70 ebbe come allievi anche Mark Dion e Keith Haring. Come artista ha ricevuto molti premi: tre volte il New York Council of the Arts (1973, 1976 e 1986); il National Endowment of the Arts (1979); il Pollock-Krasner Grant (1997). 

I Do di Bill Beckley

Opere e contributi