Real Albergo dei Poveri, Napoli, Opera nr. 33
Descrizione
Titolo
Real Albergo dei Poveri, Napoli, Opera nr. 33
Tipologia
Fotografia
Dimensioni
90 x 90 cm
Materiale
Stampa digitale su carta “Silver Rag Baryta”
Autore
Mimmo Jodice
Anno
1997
Edizione
Il Real Albergo dei Poveri, opera straordinaria dell’architetto Ferdinando Fuga, fu progettato nel 1751 su richiesta del re Carlo di Borbone. La costruzione, lunga 600 metri nel disegno originale, non fu purtroppo mai portata a termine. Quando nel 1819 furono definitivamente interrotti i lavori, la facciata del corpo realizzata misurava 384 metri. Ciò nonostante il monumento, oggi considerato uno dei più importanti del Settecento europeo, è in grado di trasmettere quell’emozione che è propria di ogni autentica e magnifica opera d’arte “incompiuta”.
Nelle intenzioni di Carlo di Borbone, l’Albergo dei Poveri avrebbe dovuto offrire un asilo regale a ottomila diseredati del regno. Il «Serraglio» o «Reclusorio» aveva la duplice funzione di carcere, di riformatorio e, al tempo stesso, di rieducazione dei mendicanti, avviandoli alla conoscenza dei mestieri e delle arti applicate. Una piccola “città” a forma di palazzo, autosufficiente, dotata di cinque corti, delle quali quella centrale dominata da una chiesa a sei bracci e le altre quattro destinate allo svago dei poveri.
Nel 1999 Mimmo Jodice, fotografo tra i più celebri e accreditati della scena internazionale, ha viaggiato all’interno di questa straordinaria architettura ridando vita alle testimonianze del passato, delle presenze umane e della miseria che fu. Nelle immagini in bianco e nero del «Real Albergo dei Poveri» c’è tutta la sensibilità dell’artista. Bianco come la luce, protagonista assoluta, che si insinua dovunque, mettendo in chiaro il presente-passato-futuro della “fabbrica”. Nero come il colore dell’umana miseria, quella più dura, e della disperazione. «Questo “progetto” – racconta l’artista – è per me un viaggio nella storia e nella memoria. È un luogo nato col segno negativo. Non ha mai avuto una vita felice così come non potevano averla i pezzenti del regno che vi trovavano rifugio. Tutto qui mi ricorda un passato di lacrime e sangue». Aver riportato dunque alla luce la grandezza di questo monumento è un merito ulteriore di Mimmo Jodice, che con la mostra e con il libro omonimo edito da Federico Motta, ha rappresentato il luogo com’è, tra cortili desolati e muri cadenti, brandelli di tende e resti di mobili. Con la sua ineguagliabile maestria del linguaggio fotografico, il monumento si è finalmente liberato delle ombre del suo tragico passato ed è pronto per essere elogiato nel mondo.